Il nostro fegato è sempre più grasso:
basterà metterlo a dieta?
L’importanza di saper diagnosticare precocemente la presenza di fegato grasso è dovuta a due fattori principali: la crescente incidenza di tale patologia ed il suo potenziale evolutivo.
Molteplici sono le cause capaci di indurre steatosi. L’uso cronico di alcol è certamente quella nota da più lungo tempo: un uso continuato di quantità di 30-40 g/die si associa a steatosi nell’80% di soggetti che non presentino altre patologie concomitanti.
In Italia, attualmente, si calcola che la prevalenza delle malattie epatiche da virus epatitici maggiori è di circa il 10% per HBV e del 60% per HCV; la prevalenza delle malattie da alcol (la steatosi epatica è presente nell’80% dei soggetti che abitualmente consumano più di 30-40 g di etanolo/die) si aggira intorno al 13% e quella del fegato grasso non alcolico intorno al 3%. Tuttavia, in termini di incidenza, si registra un netto calo delle malattie virali, con contemporaneo significativo incremento della patologia epatica da etanolo e soprattutto delle NAFLD (Non Alcoholic Fatty Liver Disease), che passano come casi incidenti a circa il 12%. Attualmente si calcola che la prevalenza della NAFLD si aggiri in Italia intorno al 20% della popolazione adulta. La NAFLD è frequentemente associata a sovrappeso corporeo o chiara obesità, condizioni fortemente in aumento in tutti i Paesi industrializzati, compreso l’Italia.
La probabilità si sviluppare NASH (Non Alcoholic SteatoHepatitis) incrementa con il grado di obesità e circa il 20% dei grandi obesi (BMI > 35) presenta NASH. I soggetti con obesità centrale sono, inoltre, più predisposti allo sviluppo di steatosi epatica oltre che di diabete ed ipertensione. La NAFLD è presente anche come condizione silente in pazienti con sindrome metabolica senza segni clinici o biochimici di danno epatico cronico.
Anche in Italia è in aumento l’uso di prodotti erboristici e/o di medicine alternative, le cui componenti sono spesso non dichiarate o non soggette a controlli di qualità. Pertanto, allo stato attuale, è difficile riconoscere un nesso diretto fra ogni singolo prodotto ed eventuale steatosi epatica; va, tuttavia, segnalato che la letteratura internazionale evidenzia la patologia epatica da tossici ambientali in genere come tipica del terzo millennio. Steatosi è altresì conseguente a terapia parenterale protratta, quando l’infusione dei nutrienti eccede in glucidi e non è bilanciata nel rapporto con i lipidi o nel contenuto in colina.
Oggi una larga serie di dati sperimentali nell’animale e nell’uomo indicano come la steatosi epatica sia patologia progressiva fino alla cirrosi e all’epatocarcinoma. Si calcola che oltre il 50% delle cosiddette cirrosi criptogenetiche sia dovuta a NAFLD e che certamente l’obesità è fattore favorente il cancro del fegato, anche in assenza di virus epatitici.
Descrizione
Autori | Carmela Loguercio |
Pubblicato da | Giuseppe de Nicola Editore |
Data di pubblicazione | 2005 |
Luogo di pubblicazione | Napoli |
Paese di pubblicazione | Italia |
© Giuseppe de Nicola Editore | |
Lingua del testo | Italiano |
Legatura | Rilegato |
Dettagli | 16° |
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